sabato 24 maggio 2008

Costa Rica 2





Diversamente altruista

Berlusconi che fa una legge per salvare un’altra volta Rete4: chi l’avrebbe mai detto. Lo stupore e la costernazione serpeggiano in Parlamento e tra gli osservatori più accreditati, di pari passo con l’incredulità per il tentativo di mandare in prescrizione con un emendamento al pacchetto sicurezza il processo Mills, per ora sfumato grazie alla fiera resistenza di Bobo Maroni (il nuovo capo dell’opposizione). Non può essere, dev’esserci un equivoco. Ma come: lo statista che vuole passare alla Storia, il De Gaulle reincarnato, il gigante della politica che due giorni fa risolveva nel breve spazio di una conferenza stampa le annose piaghe della monnezza e dell’insicurezza, il campione del dialogo delle riforme, il Cavaliere trasformato, anzi trasfigurato col quale avviare una nuova era, anzi una Terza Repubblica, il protagonista del “ritorno dello Stato” che dà una “scossa benefica” alla “politica intesa come iniziativa di governo” e al “ripristino dell’autorità politica di pari passo con il principio di legalità e di responsabilità” (Stefano Folli, Sole-24 ore), il decisionista che “rompe col passato” e incarna la “voglia di Stato” e “non ammette neppure l’apparenza di cedimenti” (Massimo Franco, Corriere della Sera), ecco: vi pare possibile che un pezzo d’uomo così si abbassi a firmare una leggina, anzi un codicillo per salvare i propri vili interessi di bottega, mettendo fra l’altro a repentaglio il proficuo dialogo con la fu opposizione?

Impossibile. Ci dev’essere una spiegazione alternativa. Del resto, ha ben poco da dire chi ha governato negli ultimi due anni infischiandosene delle due sentenze della Corte costituzionale che impongono a Mediaset di scendere da tre reti a due, e poi fregandosene della sentenza della Corte di giustizia europea che il 31 gennaio 2008 ha dichiarato illegittime le leggi italiane (Maccanico e Gasparri) che consentono a Rete4 di seguitare a trasmettere senza concessione, in un eterno regime transitorio fino all’avvento della mirabolante Era Digitale, cioè fino al 2012-2015, in barba ai diritti acquisiti da Europa7. Il bello è che il governo del Ritorno dello Stato e della Legalità dice di voler approvare la nuova norma per evitare all’Italia una procedura europea d’infrazione. E poi fa di tutto per beccarsene due o tre di nuove. Infatti, se la Maccanico e la Gasparri violavano “solo” le norme europee in materia di concorrenza sul libero mercato, la nuova Salva-Rete4 calpesta anche la sentenza della Corte di Lussemburgo, già fatta propria dalla Commissione europea presieduta dal noto bolscevico democristiano Barroso. Dunque è praticamente lettera morta, visto che la Corte europea ha già messo nero su bianco che le leggi nazionali in contrasto con quelle comunitarie vanno disapplicate (per esempio, dal Consiglio di Stato che dovrà presto pronunciarsi sui diritti violati di Europa7). Infatti “il diritto nazionale” va “rapidamente adeguato al diritto comunitario” e non viceversa. Invece il governo del Ritorno alla Legalità fa esattamente il contrario: pretende di adeguare il diritto comunitario a quello italiano. Cioè alla nobile corrente di pensiero giurisprudenziale sorta anni fa nel cenacolo di Mediaset, grazie a giureconsulti del calibro di Fedele Confalonieri e Maurizio Gasparri.

Oltre alla sicura condanna a pagare multe salatissime (300 mila euro al giorno), per l’ennesimo sfregio ai diritti acquisiti dall’editore Francesco Di Stefano, il nuovo Salva-Rete4 ce ne garantisce almeno un’altra: quella, già minacciata dalla messa in mora del giugno 2006, perché la Gasparri chiude le porte del digitale terrestre a tutte le emittenti assenti dall’analogico. Che fa il governo? assicura a chi trasmette in analogico l’esclusiva sul digitale, tagliando fuori chi non è ancora entrato, e dunque non entrerà mai, nemmeno con l’avvento della nuova, avveniristica tecnologia: le aziende già operanti in analogico potranno convertire in digitale il doppio delle reti già accese. Cioè Rai e Mediaset passeranno da tre a sei per ciascuna. E gli altri? Ciccia.

Questo dice il testo della norma che rischia di minare il dialogo tra maggioranza e opposizione. Ma non si parli, per favore, di legge ad personam. E non si dica che Berlusconi bada solo agli affari suoi. Questi sono termini fuori moda, legati a una stagione - quella dell’ antiberlusconismo - fortunatamente superata e consegnata al passato. Se proprio si vuole polemizzare, si dica pacatamente che il Cavaliere è un “diversamente altruista” e, per favore, si continui a dialogare.

I soliti sospetti

I soliti sospetti.

23 Maggio 2008

Kaiser & co.

Lo ammettiamo, quella vecchia lenza ha saputo spiazzarci ancora una volta.

Il pio Cavaliere era tornato alla ribalta proponendosi come un uomo nuovo, ragionevole e disposto al dialogo costruttivo. Alcuni (in verità sempre troppo pochi) avevano sospettato che fosse una manovra di facciata per riuscire a far passare il solito Governo di loschi affaristi, di condannati per i reati più vari e fantasiosi, di fascisti della prim’ora, di avanzi di casino e pericolosi xenofobi. E anche noi ci eravamo fidati, e abbiamo saputo accettare il verdetto della maggioranza dei nostri connazionali senza fare drammi, con pacato ottimismo e pronti a collaborare per levigare le asperità fra i diversi schieramenti.

La nostra fiducia era supportata dall’evidenza di due fatti rilevanti.

  1. Il suo precedente Governo gli era già servito per sistemare affannosamente tutte le sue beghe giudiziarie, oltre ad incrementare il suo volume d’affari e quello dei suoi amici e scagnozzi, grazie ad una compagine di lacché che lo hanno accontentato su tutto e ad un’opposizione solida come il moccio;
  2. la constatazione che anche la maggior parte dei suoi avversari politici lo hanno applaudito nel giorno del suo insediamento, riconoscendolo come uno statista affidabile e responsabile.

In forza di questi dati, era logico aspettarsi che, a traffici sistemati, il Cavaliere si dedicasse finalmente al bene del Paese.

Tutte minchiate.
Evidentemente un rimasuglio di sacche resistenti e particolarmente accanite dell’informazione e una branca della magistratura eccessivamente zelante, si sono adoperate per rinverdire piccole marachelle che il nanopremier sperava consegnate al tradizionale oblìo italico, origine di tante sue fortune ed evidente motivo di grandi soddisfazioni.

Ed eccolo quindi a passeggiare allegramente sul praticello delle normative nazionali e internazionali per i propri immarcescibili CAZZI. Ne è fulgido esempio l’usurpazione coatta delle frequenze assegnate dalla Corte di Giustizia Europea ad Europa 7, a vantaggio di quell’apprezzabile veicolo di divulgazione culturale che è Rete4. Per carità, l’Italia ha tanti altri problemi (e canali di merda), ma questa non ci sembra una motivazione tollerabile perché venga imposto ai cittadini (anche a quelli che lo hanno votato con la speranza di non pagare più l’ICI) di pagare la multa di 300.000 euro al giorno che l’UE ha comminato al nostro Paese.

In parole povere: una tassa per tutti gl’italiani, affinché UNO possa curare i propri privati affari.

Un grazie di cuore va in special modo ai rappresentanti del centrosinistra, i quali, in ben sette anni si sono alacremente impegnati affinché questa bella situazione rimanesse assolutamente invariata. Meno male che gli elettori non gli hanno portato rancore.

venerdì 16 maggio 2008

Politica Trasparente!!!!!!!!!!!

Sull'Espresso di qualche settimana fa,un articoletto spiega che recentemente, il Parlamento italiano ha votato all'unanimità e senza astenuti un ulteriore aumento di stipendio per i parlamentari (visto che ne prendono pochi)di circa 1.135 euro.
Inoltre la mozione è stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

Stipendio 19.150
Stipendio base 9.980
Portaborse 4.030 (in genere familiari o parenti)
Rimborso spese affitto 2.900
Indennità di carica tra 355 e 6.455
Tutto esentasse!!!!!!!!!!!!
Più tutto Gratis
Telefono cellulare,tessera cinema, tessera teatro,tessera autobus e metropolitana,francobolli,viaggi aerei nazionali,circolazione su autostrade,piscine e palestre,treni,ambasciate,cliniche,assicurazioni infortuni/decesso,auto blu con autista,ristorante(nel solo 1999 hanno mangiato e bevuto per euro 1.472.000)

in più hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento, mentre obbligano i cittadini a versare 35 anni di contributi, altri 103.000 euro li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti, più i benefici per coloro che hanno ricoperto cariche tipo: presidente della Repubblica, del Senato , delle Camere (es.la sig.Pivetti ha ancora a disposizione un ufficio,una segretaria,l'auto blu con scorta tutto chiaramente a spese dei contribuenti...............La classe politica con questi sprechi genera un danno al paese per 1 Miliardo e 255 milioni di euro, la sola camera dei deputati costa al cittadino 2.215 euro al minuto.

lunedì 12 maggio 2008

Il silenzio di Schifani

Nei Paesi di ordinaria democrazia, dove l’informazione esercita il suo ruolo (guardare, controllare, raccontare) sono all’ordine del giorno le polemiche, anche aspre, e gli scontri, anche scomposti, tra i giornalisti e gli uomini del potere politico. Il conflitto, com’è ovvio, avviene sui fatti. Se siano veri o falsi, prima di tutto, se abbiano una rilevanza penale, oppure solo politica. Tradire la propria moglie con una giovane stagista non è proprio un reato tra le eleganti elites di Washington. Ma può diventare un notevole guaio politico se a farlo è l’inquilino della Casa Bianca quando per di più prova a negarlo, - “mentendo al popolo americano”, secondo l’accusa – fino a rischiare l’impeachment.

Marco Travaglio si è limitato a raccontare un fatto che riguarda la biografia di Renato Schifani. Quel fatto è vero o è falso? Ha una rilevanza penale? Ha una rilevanza politica? Interessa l’opinione pubblica, visto che nel frattempo Schifani è stato eletto presidente del Senato? Interessa l’opposizione che pure siede in Senato? Interessa il giornalismo italiano che in certi casi ha persino studiato alla Columbia University?

Renato Schifani, seconda carica istituzionale italiana, ha tutti i diritti del caso, naturalmente, compreso quello di sentirsi offeso e di replicare ai fatti raccontati. Ha persino il diritto di rimanere in silenzio, come pure ha fatto con il Tg1, divagando al solito sulla politica, quando il tema era la cronaca. Il silenzio, però, non fa onore alla sua carica e neppure alla sua prossima biografia.

Schifani, indignandosi quanto crede, dovrebbe invece dire il necessario e disdire l’ingiusto. Sempre che non adotti la linea di condotta del suo capo, il presidente Berlusconi , che quando vuol sottolineare domande proibite a sè o ai propri amici, lietamente mima il mitra. Pubblico il profilo di Schifani tratto da Se li conosci li eviti.
Schifani Renato Giuseppe (FI)
Anagrafe Nato a Palermo l’11 maggio 1950.
Curriculum Laurea in Giurisprudenza; avvocato; dal 2001 capogruppo di FI al senato; 3 legislature (1996, 2001, 2006).
Soprannome Fronte del Riporto.
Segni particolari Porta il suo nome, e quello del senatore dell’Ulivo Antonio Maccanico, la legge approvata nel giugno del 2003 per bloccare i processi in corso contro Silvio Berlusconi: il lodo Maccanico-Schifani con la scusa di rendere immuni le «cinque alte cariche dello Stato» (anche se le altre quattro non avevano processi in corso). La norma è stata però dichiarata incostituzionale dalla consulta il 13 gennaio 2004.

L’ex ministro della Giustizia, il palermitano Filippo Mancuso, ha definito Schifani «il principe del Foro del recupero crediti», anche se Schifani risulta più che altro essere stato in passato un avvocato esperto di questioni urbanistiche. Negli anni Ottanta è stato socio con Enrico La Loggia della società di brookeraggio assicurativo Siculabrokers assieme al futuro boss di Villabate, Nino Mandalà, poi condannato in primo grado a 8 anni per mafia e 4 per intestazione fittizia di beni, e dell’imprenditore Benny D’Agostino, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Secondo il pentito Francesco Campanella, negli anni Novanta il piano regolatore di Villabate, strumento di programmazione fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato da Antonino Mandalà con La Loggia...

Marco Travaglio a Che Tempo che Fa

martedì 6 maggio 2008

Stato-Mediaset

Oggi il Consiglio di Stato, dopo nove anni di battaglie legali in Italia e in Europa, decide di quanto lo Stato debba risarcire Europa7 per la mancata assegnazione delle frequenze e se consentirle finalmente di trasmettere su scala nazionale. Nella causa il governo è rappresentato dall’Avvocatura dello Stato. La quale sorprendentemente è stata incaricata dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni di respingere le richieste dell’editore Francesco Di Stefano e di difendere lo status quo: cioè la legge Gasparri e il diritto di Rete4 a occupare le frequenze anche senza concessione (perduta da Mediaset e vinta da Europa7 nel 1999). Un fatto già abbastanza singolare: l’Unione aveva promesso di abrogare la Gasparri e il 31 gennaio la Corte Europea di Giustizia ha sostenuto i diritti di Europa7 contro quelli di Rete4. Ma non basta.

Per difendere Rete4, l’Avvocatura dello Stato che rappresenta il governo Prodi copia, nella sua memoria, intere pagine da quella degli avvocati Mediaset. Non per citare le loro tesi tra virgolette. Ma per farle proprie, senza nemmeno precisare da dove sono tratte. Il gruppo Berlusconi ufficialmente non è parte in causa: Europa7, per la mancata assegnazione delle frequenze, ha citato lo Stato tramite il ministero delle Comunicazioni e l’Autorità garante delle Comunicazioni. Ma Mediaset è intervenuta ugualmente con una memoria, ben sapendo che, se fossero assegnate le frequenze a Europa7, a perderle sarebbe Rete4. E l’avvocato dello Stato Maurizio Di Carlo che fa? Il copia-incolla dalla memoria Mediaset, senza nemmeno tentar di camuffare quest’autentica privatizzazione delle istituzioni al servizio del Biscione. Il tutto, ancor prima che Berlusconi torni al governo per la terza volta.

Leggere e confrontare la memoria dell’Avvocatura dello Stato (55 pagine) e quella di Mediaset (78), pubblicate integralmente su www.voglioscendere.it, è un tragicomico gioco di società: “Trova le differenze”. La più evidente è che lo Stato difende Rete4 addirittura con più passione di Mediaset. Per il resto, pagine e pagine trapiantate pari pari dagli atti dell’azienda berlusconiana. Qualche esempio. Pagina 9 dell’Avvocatura: dieci righe (da 7 a 17) copiate da pagina 49 della memoria Mediaset (righe 1-15). Le pagine 5 (da riga 20) e 6 (fino a riga 18) dell’Avvocatura sono identiche alle pagine 60 (da riga 3), 61 (tutta) e 62 (fino a riga 11) di Mediaset. Le pag. 17 (da riga 7) e 18 (fino a riga 13) dell’Avvocatura sono uguali alle pag. 60 (da riga 3), 61 (tutta) e 62 (fino a riga 22) di Mediaset. La pag. 35 (righe 4-23) dell’Avvocatura è plagiata dalle pag. 39 (da riga 9) e 40 (fino a riga 5) di Mediaset. A pag. 35 (righe 27-31) dell’Avvocatura, stesse parole di pag. 47 (righe 17-22) di Mediaset. E così via. Una volta manca un “quindi”. Un’altra c’è “In proposito” al posto di “In primo luogo”. Tutto il resto, compresa la punteggiatura sbagliata (molte virgole tra il soggetto e il verbo), è identico.

Idem per le conclusioni, con esiti talvolta comici. Per l’Avvocato dello Stato, se Europa7 non ha avuto le frequenze, è colpa sua: avrebbe dovuto ”acquisirle anche di sua iniziativa” (e dove? e come? armi in pugno?), visto che lo Stato “non aveva l’attuale disponibilità dell’oggetto” (per forza: ha consentito che lo conservassero Telepiù nero e Rete4, prive ormai di concessione). E comunque – aggiunge Di Carlo - disapplicare la Maccanico e la Gasparri spegnendo Rete4 sul terrestre non comporterebbe il trasferimento automatico delle frequenze a Europa7 (e a chi,di grazia?).

Insomma, lo Stato ignora la recente sentenza della Corte europea di Lussemburgo, sollecitata dallo stesso Consiglio di Stato, secondo la quale le normative comunitarie “ostano a una normativa nazionale la cui applicazione conduca a che un operatore titolare di una concessione si trovi nell’impossibilità di trasmettere in mancanza di frequenze assegnate sulla base di criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati”. Dunque basta con il “regime transitorio istituito a favore delle reti esistenti” a scapito di Europa7, previsto dalla Meccanico, dalla Salva-Rete4, dalla Gasparri e dal ddl Gentiloni (mai divenuto legge). Tutte leggi che andrebbero disapplicate. Non solo: “la libera prestazione di servizi” tutelata dalle norme comunitarie - scrive la Corte europea - “esige non solo la concessione di autorizzazioni alla trasmissione, ma altresì l’assegnazione di frequenze”, se no “un operatore non può esercitare i diritti conferitigli dal diritto comunitario per l’accesso al mercato televisivo”.

Sentenza alla mano, gli avvocati Grandinetti e Pace che seguono Europa7 chiedono al Consiglio di Stato le frequenze e i danni subiti. Il “danno emergente”, cioè i soldi fin qui spesi per gl’investimenti richiesti dalla legge a chiunque vinca una concessione (oltre 120 milioni di euro). E il “lucro cessante”, cioè i mancati utili della tv mai nata (oltre 2 miliardi di euro). Semprechè il Consiglio condanni lo Stato ad assegnarle finalmente le frequenze. Altrimenti Europa7 morirebbe per sempre e Di Stefano avrebbe diritto al valore dell’intera azienda. Il governo dell’Unione, tramite l’Avvocatura, parla in playback: testi e musiche di Mediaset. Niente risarcimento. Niente frequenze. Viva la Gasparri. Rete4 sine die. Tutto come prima, come sempre. Berlusconi non avrebbe saputo fare di meglio.

lunedì 5 maggio 2008

saluti da roma

Saluti da Roma.

30 Aprile 2008

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Oggi, 30 aprile, Gianni Alemanno è il nuovo sindaco di Roma. La sua vittoria su coso, il suo avversario con gli occhioni celesti e di cui nessuno ricorda il nome, è la conferma di una conclamata supremazia delle destre in tutta Italia. Questo di norma fa parte dell’alternanza fra schieramenti che nutre di vita la democrazia, e non dev’essere di per sé un dramma; per quanti anni la Francia è stata guidata decisamente bene da Chirac? E la Danimarca di Rasmussen, che varò la legge sulle unioni gay? E anche a casa nostra, uomini del calibro di Montanelli, Borsellino, Cardini, lo stesso Travaglio erano e sono personaggi di destra che vorremmo sempre come degni interlocutori.

Noi però abbiamo Schifani seconda carica dello Stato.

C’è da augurarsi non già che la nuova maggioranza di Governo controlli i propri istinti; non già che i TG di regime, una volta varati i provvedimenti più ignobili dal Parlamento, comincino una buona volta a dare notizie invece di parlare di animali, papa e troie; non già che l’Italia continui a far parte dell’UE invece di essere cacciata a scaracchi ner muso come si meriterebbe sotto parecchi aspetti.

No. Il nostro augurio è che TUTTA la classe politica di centrosinistra faccia tesoro della sconcertante, ennesima batosta elettorale. Che i leader del centrosinistra sappiano riunirsi e, finalmente coesi, capiscano che una strada che il Paese chiede loro da tempo è ancora percorribile.

SI LEVINO FINALMENTE DAL CAZZO.

Dal primo all’ultimo, senza se e senza ma. E dopo, tutto sarà possibile.

(Se non ci mette bocca la CIA).