23 Maggio 2008
Lo ammettiamo, quella vecchia lenza ha saputo spiazzarci ancora una volta.
Il pio Cavaliere era tornato alla ribalta proponendosi come un uomo nuovo, ragionevole e disposto al dialogo costruttivo. Alcuni (in verità sempre troppo pochi) avevano sospettato che fosse una manovra di facciata per riuscire a far passare il solito Governo di loschi affaristi, di condannati per i reati più vari e fantasiosi, di fascisti della prim’ora, di avanzi di casino e pericolosi xenofobi. E anche noi ci eravamo fidati, e abbiamo saputo accettare il verdetto della maggioranza dei nostri connazionali senza fare drammi, con pacato ottimismo e pronti a collaborare per levigare le asperità fra i diversi schieramenti.
La nostra fiducia era supportata dall’evidenza di due fatti rilevanti.
- Il suo precedente Governo gli era già servito per sistemare affannosamente tutte le sue beghe giudiziarie, oltre ad incrementare il suo volume d’affari e quello dei suoi amici e scagnozzi, grazie ad una compagine di lacché che lo hanno accontentato su tutto e ad un’opposizione solida come il moccio;
- la constatazione che anche la maggior parte dei suoi avversari politici lo hanno applaudito nel giorno del suo insediamento, riconoscendolo come uno statista affidabile e responsabile.
In forza di questi dati, era logico aspettarsi che, a traffici sistemati, il Cavaliere si dedicasse finalmente al bene del Paese.
Tutte minchiate.
Evidentemente un rimasuglio di sacche resistenti e particolarmente accanite dell’informazione e una branca della magistratura eccessivamente zelante, si sono adoperate per rinverdire piccole marachelle che il nanopremier sperava consegnate al tradizionale oblìo italico, origine di tante sue fortune ed evidente motivo di grandi soddisfazioni.
Ed eccolo quindi a passeggiare allegramente sul praticello delle normative nazionali e internazionali per i propri immarcescibili CAZZI. Ne è fulgido esempio l’usurpazione coatta delle frequenze assegnate dalla Corte di Giustizia Europea ad Europa 7, a vantaggio di quell’apprezzabile veicolo di divulgazione culturale che è Rete4. Per carità, l’Italia ha tanti altri problemi (e canali di merda), ma questa non ci sembra una motivazione tollerabile perché venga imposto ai cittadini (anche a quelli che lo hanno votato con la speranza di non pagare più l’ICI) di pagare la multa di 300.000 euro al giorno che l’UE ha comminato al nostro Paese.
In parole povere: una tassa per tutti gl’italiani, affinché UNO possa curare i propri privati affari.
Un grazie di cuore va in special modo ai rappresentanti del centrosinistra, i quali, in ben sette anni si sono alacremente impegnati affinché questa bella situazione rimanesse assolutamente invariata. Meno male che gli elettori non gli hanno portato rancore.
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