sabato 26 luglio 2008

Beauty Youth



La giovinezza non è un periodo della vita, essa è uno stato dello spirito, un effetto della volontà, una qualità dell'immaginazione, un'intensità emotiva, una vittoria del coraggio sulla timidezza, del gusto dell'avventura sull'amore del conforto. Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni, si diventa vecchi perchè si è abbandonato il nostro ideale. Gli anni aggrinziscono la pelle, la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l'anima. Le preoccupazioni, le incertezze, i timori e i dispiaceri, sono i nemici che lentamente ci fanno piegare verso la terra e diventare polvere prima della morte. Giovene è colui che si stupisce e si meraviglia, che domanda come un ragazzo insaziabile: e dopo? che sfida gli avvenimenti e trova la gioia al gioco della vita. Voi siete così giovani come la vostra fede, così vecchi come la vostra incertezza, così giovani come la vostra fiducia in voi stessi, così giovani come la vostra speranza. Così vecchi come il vostro scoramento. Voi resterete giovani fino a quando resterete ricettivi, ricettivi a ciò che è bello, buono e grande, ricettivi ai messaggi della natura, dell'uomo e dell'infinito. Se un giorno il vostro cuore dovesse essere morso dal pessimismo e corroso dal cinismo, possa Dio aver pietà della vostra anima di vecchi. Generale Mac Arthur ai cadetti dell'accademia militare di West Point nel 1945

giovedì 24 luglio 2008

Colpirne due per educarli tutti

Colpirne due per educarli tutti



Foto di Roberto CorradiOra d'aria
l'Unità, 24 luglio 2008


La vera anomalia non è l’aborto giuridico del Lodo Alfano, che si spera verrà spazzato via dalla Corte costituzionale come il suo deforme progenitore Maccanico-Schifani: solo un marziano un po’ tonto poteva scambiare Al Tappone per uno statista dedito agl’interessi del Paese anziché ai cazzi suoi. La vera anomalia è quel che accade, anzi non accade tutt’intorno. E’ l’aria di annoiata normalità con cui il Lodo è stato accolto in Parlamento anche dal grosso delle cosiddette opposizioni. E’ il silenzio del Colle, allarmato invece da una fantomatica “giustizia spettacolo”. E’ il Tg1 che lo nasconde come terza notizia del giorno. Sono i giornali che non gli dedicano un solo editoriale (a parte, forse, il manifesto) e gli riservano lo stesso spazio dedicato a celebrare il “ritorno di Veronica a Villa Certosa”, con tanto di foto della Sacra Famiglia gentilmente offerte da “Chi” (Mondadori). E’ il tradimento degli intellettuali “liberali” che si son messi “a vento”, proni a tutto (nel 2003 il Corriere di De Bortoli denunciava le leggi vergogna, infatti De Bortoli dovette sloggiare). Ed è pure questo Csm che, cacciando in sequenza Luigi De Magistris e Clementina Forleo, fa di tutto per dar ragione a Gasparri e anticipa spontaneamente la controriforma annunciata da Angelino Jolie per conto del padrone: quella che farà dell’ex “organo di autogoverno” dei giudici l’ennesima pròtesi della Casta.

Riforma sintetizzata dal cosiddetto ministro Rotondi con l’icastica frase “colpire un magistrato per educarne cento”. Il giorno scelto per trasferire la Forleo da Milano non poteva essere più azzeccato: mentre Tavaroli rivela a Repubblica i ricatti che regolano la politica e l’economia, mentre il Cainano si blinda dai processi come la regina d’Inghilterra (che però non ha processi) e mentre s’annuncia il festoso ritorno dell’immunità parlamentare, la gip che osò intercettare i furbetti del quartierino e i loro santi protettori trasversali sparsi fra Bankitalia, Palazzo Grazioli, Pontida e il Botteghino viene espulsa dalla sua sede naturale. Anche il voto al plenum è emblematico: tutti d’accordo, come già per De Magistris, destra e sinistra, laici e togati (a parte, per la Forleo, quelli di MI). Con i complimenti del Giornale, per la penna del rubrichista con le mèches: avrebbe preferito il suo licenziamento, ma per ora s’accontenta, poi magari ci pensa Brunetta.

Una soave corrispondenza di amorosi sensi destra-sinistra che la dice lunga sull’astio trasversale della Casta per i cani sciolti, senza padrone e senza collare. Ancora 15 anni fa erano i magistrati più preziosi. Oggi sono i nemici da abbattere. “Un giudice indipendente che non appartiene a nessuno”, ha detto Clementina al Csm mentre le sparavano addosso da destra a sinistra, “in questo Paese ancora non può esistere”. Cacciata per “incompatibilità ambientale”. Motivo: ha provocato “disagio e allarme sociale” (figuriamoci) denunciando ad Annozero la solitudine di chi tocca i poteri forti e confidando le sue ansie per l’inchiesta sulle scalate a un pm milanese e a un vecchio collega, Ferdinando Imposimato, di cui (sbagliando) si fidava. Trasferita non per aver venduto o insabbiato processi, non per aver poltrito, non per aver agito scorrettamente. Ma solo per aver parlato, dicendo cose magari discutibili, ma parole, pensieri, concetti (incredibile che i “progressisti”di Magistratura democratica, così sensibili alla libertà di espressione si siano prestati a una simile vergogna).

Il Csm, che l’aveva lasciata sola nei mesi terribili dell’estate scorsa mentre l’intero Parlamento le saltava addosso per l’ineccepibile ordinanza sulle scalate, l’ha trattata come una mitomane “tendente al vittimismo” che s’inventa pericoli inesistenti. Intanto quell’ordinanza, presentata un anno fa come una sua alzata d’ingegno in dissenso con la Procura, è stata avallata dalla stessa Procura, che due mesi fa ha chiesto al Parlamento europeo il permesso di usare a carico di D’Alema le telefonate tra quest’ultimo e Consorte. Intanto le sue denunce han trovato conferma in un’indagine a Potenza e nell’arrivo di proiettili e lettere anonime, tanto che le hanno assegnato una scorta armata. Purtroppo la scorta non ha potuto proteggerla dal Csm che, con l’aria di smentire le sue denunce, ne ha in definitiva confermata tutta l'attendibilità. Sapeva che gliel’avrebbero fatta pagare,e gliel’han fatta pagare. Anche lei, come De Magistris, è “incompatibile”. Ma non con Milano o con Canicattì. E’ incompatibile con questo lurido paese.

Finta morte e finta galera



Ko Min-su è un imprenditore coreano di successo. Ha fondato la “Korea Life Consulting”, una società che ha l’obiettivo di diminuire il numero di suicidi in Corea del Sud, prima tra le nazioni sviluppate con 24,7 casi ogni 100.000 abitanti.
Le grandi aziende coreane, come la Samsung e la Hyundai, mandano regolarmente i loro impiegati a seguire i corsi di “well-dying” (del buon morire) del costo di 300 dollari. L’esperienza prevede la lettura delle ultime volontà in una stanza buia di fronte ai partecipanti al proprio funerale e il rimanere distesi per cinque minuti in una bara chiusa, con un fiore bianco appoggiato sul petto. Dopo questa esperienza (molti piangono nelle bare) anche i manager più depressi rifioriscono e la loro produttività aumenta. Qualunque lavoro è meglio di una buona morte.
Ad oggi 50.000 coreani hanno partecipato al loro funerale. Ko Min-su ha registrato il corso in 17 nazioni e sta preparando delle nuove sessioni. Una con una finta cremazione e un’altra con una finta detenzione in carcere. Ko Min-su crede che il funzionario o il manager dopo alcuni giorni di finto carcere non sarà più indotto in tentazione. In seguito non corromperà, ruberà, mentirà.
Il mercato italiano per la finta galera è esplosivo. Un business senza limiti. Tra presidenti di Regione, senatori, deputati, funzionari pubblici, manager e banchieri c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’Italia è ultima in Europa nella classifica mondiale della trasparenza, al 45simo posto dopo la Malesia.
La finta galera dovrebbero provarla per primi i sicuri innocenti, giusto per togliergli ogni tentazione: Fassino, D’Alema, Berlusconi, Dell’Utri, Tronchetti, Buora, Geronzi, Scaroni, Mastella, Cuffaro. Il numero dei presunti innocenti è così alto in Italia che bisognerebbe costruire subito dei falsi penitenziari per contenerli tutti.I responsabili dei corsi dovrebbero essere dei magistrati, per rendere più reale l’esperienza. Luigi De Magistris e Clementina Forleo sono i candidati ideali per trasformare la finta galera in carcere duro.
De Magistris e la Forleo hanno del resto molto tempo libero, sono stati prosciolti da ogni addebito, ma trasferiti per incompatibilità ambientale. Così non potranno più indagare sui sicuri innocenti. Una volta li ammazzavano, oggi li spostano.
Finta galera (“fake jail”) per tutti e impunità (“fuck the italians”) per la Banda dei Quattro.

mercoledì 23 luglio 2008

DISCIPLINA OLIMPICA?

Gara di sesso orale in spiaggia
arrestate nove donne a Zacinto

Nove donne britanniche sono state accusate di prostituzione dopo essere state fermate nel fine settimana durante una gara di sesso orale nell’isola di Zacinto, secondo quanto ha riferito la polizia



Atene, 14 luglio 2008 - Nove donne britanniche sono state accusate di prostituzione e arrestate nel fine settimana durante una gara di sesso orale nell’isola di Zacinto, secondo quanto ha riferito la polizia. Sei britannici e sei greci, tra cui due proprietari di un locale - ha detto la polizia - sono stati invece accusati di istigazione ad atti osceni, per quanto accaduto nella spiaggia di Laganas, a sud dell’isola sullo Ionio.

Le donne, in vacanza nella popolare località, sono state pagate per partecipare alla gara, registrata in un video poi immesso su Internet. Negli ultimi anni, Laganas è diventata una delle spiagge più gettonate per le vacanze dei ventenni ed è nota per i suoi party trasgressivi. Circa 15 milioni di persone, un terzo dei quali provenienti dalla Gran Bretagna, visitano il paese mediterraneo ogni anno, attirati dalle temperature miti, dalle acque azzurre e dalle spiagge dorate.

il calendario di Frittole 2008 è ufficialmente on line
solo su www.anchesefosse.blogspot.com

martedì 22 luglio 2008

Marco Travaglio - La mantide berluscosa

Fallo sullo spettatore: ammonito

E' successo al centrocampista dello Spartak Kovac durante il derby con la Lokomotiv

Indimenticabile derby per Radoslav Kovac, centrocampista 28enne dello Spartak Mosca, il quale è stato ammonito per un intervento falloso ai danni... di uno spettatore. L'episodio è avvenuto durante la stracittadina con la Lokomotiv: un invasore, dopo aver scavalcato le recinzioni, ha attraversato di corsa il terreno di gioco, approfittando della dormita dei poliziotti dello stadio. Il biondo centrocampista, allora, ha inseguito l'esagitato tifoso mettendolo a terra con uno sgambetto. L'arbitro Igor Sakharov, per tutta risposta, ha estratto il cartellino giallo.


sabato 19 luglio 2008

1994 - Propaganda elettorale scorretta pro-Berlusconi

Emilio Fede è commosso

Odio questo verme..

Il teatrino delle marionette

teatrino

Diciamo la nostra, anche se non richiesta, sul “caso” Guzzanti, piazza Navona e cazzi vari.

Si dice che Sabina Guzzanti non goda di molte simpatie nel mondo dello spettacolo neanche in quello della politica e dell’informazione “di sinistra”.

Probabilmente pecca un po’ di protagonismo, probabilmente gli piace sguazzare nel ruolo di “martire della libertà”, ed il film “Viva Zapatero” in parte conferma questa testi.

Nondimeno è brava. Lo spettacolo Raiot (quello dal vivo, visto che quello in tv è stato sospeso immediatamente) è davvero bello.

Probabilmente sul palco di piazza Navona ha esagerato, probabilmente si è lasciata travolgere dalla rabbia repressa e dall’astio o forse, come sostiene Maltese, ha solo sfruttato l’occasione per attirare la luce dei riflettori su sé stessa, a discapito del senso della manifestazione e degli altri partecipanti.

Forse tutte queste cose sono vere, forse no, ma in fondo CHI CAZZO SE NE FREGA?!

Il problema non è la Guzzanti che dà della pompinara alla Carfagna, il problema è Berlusconi che nomina ministro la suddetta Carfagna (e Bondi, LaRussa, Schifani, Alfano, etc…).

Il problema è che stanno mettendo in atto un colpo di stato, senza carriarmati, ma con il completo controllo dei mezzi di

Il problema è che oggi ci sembrano normali cose che dieci anni fa (e ancora adesso, ma in paesi più civili del nostro, tipo l’Uganda) avrebbero scatenato imponenti preteste in piazza e in parlamento.

La Guzzanti con la sua sparata ha attirato su di sé tutta l’attenzione dei media, togliendo spazio ai veri motivi della manifestazione? Sì, è vero. Ma il problema non è la Guzzanti, sono i media.

Il problema sono i Tg che per tutto il pomeriggio (cioè molto prima dell’intervento di Grillo) ci hanno frantumato i coglioni con le offese al capo dello Stato (che poi, sembra non ci siano state).

Il problema sono quei leccaculo dei socialisti che hanno organizzato una contro-manifestazione di solidarietà a Napolitano (prima ancora di sapere se era veramente stato offeso, oppure no) come non hanno fatto mai in passato quando le offese c’erano veramente e provenivano da Berlusconi e dalla Lega.

Il problema sono i Tg che non parlano più di Alitalia (non che ce ne importi una sega, ma prima era diventato un argomento fisso).

Il problema sono i TG che mostrano immagini di napoletani felici a passeggio tra strade pulitissime, contenti che in soli due mesi, Berlusconi abbia risolto tutti i problemi della spazzatura.

Il problema sono i Tg che ospitano (venerdì scorso) Carlo Rossella (scusate, vomitiamo un attimo…..BUAAARRRGHH!) il quale dichiara in diretta che una legge come il lodo Alfano esista in tutti i paesi civili (NON E’ VERO!!!) senza smentirlo o, perlomeno, zittirlo a scaracchi. D’altra parte lo stesso Rossella continua a dichiarare, in televisione, che la guerra in Iraq era necessaria perché Saddam aveva le famosi armi di distruzione di massa, notizia smentita, oltre che dai fatti, persino dalla stessa amministrazione Bush.

Il problema è mostrare immagini e servizi di un Berlusconiprotagonista e mattatore del G8, quando in realtà viene constantemente preso a ruti, com’è giusto che sia.
Il problema, secondo noi, non è tanto la Guzzanti che urla, il problema sono tutti gli altri che stanno zitti!

Già, ma se continuano così mettono seriamente a rischio il dialogo…

martedì 15 luglio 2008

98 miliardi di euro evasi.se volete firmate la petizione

Andate alla pagina internet http://www.firmiamo.it/98miliardidieuroevasi#sign e leggete.
questi sono anche soldi nostri fate un po' voi
cari amici continuate a giocare alle scommesse sia online che in agenzia

venerdì 4 luglio 2008

"Papa Luciani fu assassinato". Mistero svelato?

A pochi giorni dal 28esimo anniversario della strana morte di Giovanni Paolo I, pontefice per un mese, il libro del giovane portoghese Luis Miguel Rocha promette rivelazioni sconcertanti. L'autore: "Ho carte inoppugnabili. I mandanti? Marcinkus, Calvi e Gelli"


Roma - Non era lui il "Papa Buono" ma fu un Papa mite e sorridente. Non era lui il Papa sciatore, ma fu un Papa dallo spirito montanaro, gioviale e semplice. Non fu Roncalli e non fu nemmeno Wojtyla, ma non ne ebbe il tempo. Fu solamente Luciani, pontefice per 32 giorni, un segmento brevissimo nella lunga traiettoria terrena del Vaticano, una linea subito interrotta in modo inopinato, violento e misterioso. Voleva una Chiesa povera e una volta si definì addirittura "un povero Cristo" di fronte ai fedeli. In Curia fece scandalo, qualcuno lo riteneva inadeguato al Soglio di Pietro, qualcun altro lo criticava alle spalle. "Una svista dello Spirito Santo", dissero altri ancora a proposito della sua elezione. Ma intanto Luciani insisteva, vagheggiava un ritorno alle origini, all'essenza evangelica della fede. Appena si insediò rifiutò la tiara e la sedia gestatoria. E poi parlava in modo semplice, chiaro alla gente. Forse era a disagio in una Curia costruita su misura per il suo predecessore, ma coltivava idee nitide così come aveva dimostrato da Patriarca a Venezia. Sapeva cosa fare e cosa cambiare in Vaticano.

Osò dire che la proprietà privata non era "un diritto inalienabile", voleva rimuovere il segretario di Stato Jean Villot e mettere al suo posto Giovanni Benelli, il vero regista della sua elezione. Ritenne poi che un cardinale non poteva stare a capo di una banca. Marcinkus, lo Ior, Calvi. Luciani fu eletto il 26 agosto del 1978 e il 29 settembre fu trovato morto nel suo letto. Embolia? Attacco cardiaco? Il suo medico disse che a 65 anni nulla poteva far pensare a una fine così repentina. E allora? Nessuna autopsia fu autorizzata dal Vaticano, un Papa non si tocca. Mai. Di certo, però, il Vaticano gestì in modo quantomeno maldestro quel tragico evento. E subito emersero parecchie contraddizioni: su chi lo avesse trovato morto per primo, sull'ora presunta del decesso, ma soprattutto su ciò che Luciani tenesse in mano, o sul comodino, la notte in cui morì. Il Vaticano parlò del testo "Imitazione di Cristo", ma pare invece che recasse un diario personale o comunque degli appunti in cui veniva ridisegnato l'organigramma della Curia.

Erano progetti che non andavano bene a qualcuno? E' possibile che quegli appunti fossero la causa della morte di Giovanni Paolo I? "Io credo di no, ma sono certo che Luciani è stato ucciso. Ammazzato per ragioni di soldi e potere. Ne ho le prove documentali non falsificabili". A parlare non è una vecchia volpe del giornalismo investigativo o un vaticanista di comprovata consuetudine curiale. Luis Miguel Rocha è un trentenne portoghese che non conosce granché della vita in Santa Sede, non è un fervente cattolico e non si cura molto della Chiesa d'oggigiorno. Eppure ha scritto "La morte del Papa" (Ed. Cavallo di Ferro, pp. 432, 18,50 euro), un'inchiesta vestita da romanzo che promette rivelazioni deflagranti, da far impallidire David Yallop. A dargli retta, Rocha ha scoperto il segreto della morte di Giovanni Paolo I: "Ho molti documenti, tutti veri. Alcuni sono anche nel libro, altri no, sono troppo pericolosi". Di fronte a un manipolo di cronisti un po' basiti per le sue rivelazioni e un po' interdetti dalla sua laconicità, il giovane scrittore spiega: "Si tratta di carte che ho avuto da una fonte che conosco da 11 anni, con cui ho una grande amicizia. Una persona che mi si è rivelata come detentrice di questi segreti solo nell'aprile del 2005". Giusto all'indomani della morte di Papa Wojtyla, guarda caso. "E' una persona che ha fatto parte del complotto per uccidere Albino Luciani - aggiunge Rocha - Ora queste carte sono nascoste, sono in mano a un giornalista inglese e uno italiano. Io non temo per me perché tanto non mi occuperò più di questa vicenda, temo soltanto per loro. Relativamente alla fonte, beh, adesso ha solo voglia di fare chiarezza". Proprio adesso.

Alla domanda, scontata, sul nome dei presunti assassini, Rocha risponde: "Non posso dire chi furono gli esecutori materiali, ma i mandanti sì: Marcinkus, Calvi e Gelli". Che poi sono più o meno i nomi cui pensa ogni sostenitore della pista dell'omicidio. Rocha parla delle carte che Luciani aveva in mano quella notte, uno dei punti da sempre più controversi: "Teneva il suo diario e tre fogli: il primo conteneva una lista arrivata da Pecorelli di 112 nomi di massoni, alcuni sottolineati con delle note a margine scritte dal Pontefice; il secondo recava le sostituzioni che Luciani voleva fare in Curia e appunti personali; sull'ultimo, che stava lì un po' per caso, c'era il Terzo Segreto di Fatima che Suor Lucia aveva comunicato al Papa nell'incontro del '77 a Coimbra". La lista di Pecorelli era parzialmente diversa da quella poi pubblicata dal fondatore di Op. Rocha quindi precisa che "alcune persone interne al complotto contro Luciani, furono poi coinvolte anche nell'attentato dell'81 a Wojtyla. Solo alcune". Infine annuncia che il suo prossimo libro, in uscita nel 2008, riguarderà proprio l'agguato a Giovanni Paolo II. E lascia intendere che sarà un'altra bomba. Vedremo.

mercoledì 2 luglio 2008

Democrazia in America

Dunque ci siamo. Mentre in parlamento si va a passi veloci verso l'approvazione del decreto che bloccherà 100.000 processi pur di sospendere quello in corso a Milano contro Silvio Berlusconi e l'avvocato inglese David Mills, il governo ne sta per presentare un secondo. Questa volta la scure colpisce sia la stampa che la magistratura: non si potrà più pubblicare, nemmeno per riassunto, nessun atto giudiziario e gli investigatori, in decine e decine di casi, non potranno più raccogliere prove con le intercettazioni.

Anche questo decreto legge ha un unico scopo: evitare che i cittadini conoscano i comportamenti del premier e di una parte della classe dirigente che siede in parlamento. Ai sedicenti liberali che occupano la Camera, il Senato e i vertici di molte Istituzioni, vale la pena di ricordare che cosa accadde negli Stati Uniti quasi mezzo secolo fa.

Nel 1967 il ministro della Difesa, Robert S. McNamara, ordinò un'indagine passata alla Storia come i "Pentagon Papers". Lo studio, coperto da segreto di Stato, doveva stabilire in che modo e perché gli Usa si erano impegnati nella disastrosa guerra del Vietnam. La ricostruzione dimostrò, tra l'altro, che il celebre incidente del Golfo del Tonchino in seguito al quale il presidente Lyndon Johnson si appellò al Congresso e fu di fatto autorizzato ad entrare in guerra, era un falso.

Quattro anni dopo un analista della Cia, sconvolto da quanto scoperto, consegnò a due giornali i Pentagon Papers. Il 13 giugno 1971 il New York Times, iniziò la pubblicazione di una serie di articoli basati su quei documenti. Dopo le prime tre puntate, il ministero della giustizia riuscì a far sospendere le pubblicazioni da una sentenza della Corte federale di New York a cui il governo si era rivolto sostenendo che «gli interessi degli Stati Uniti e la sicurezza nazionale avrebbero subito un danno irreparabile dalla diffusione del dossier».

Il 30 giugno 1971, la Corte Suprema degli Stati Uniti autorizzò però i giornali (al New York Times si era affiancato il Washington Post) a riprendere la pubblicazione. Sulla base del primo emendamento della costituzione americana i giudici stabilirono che la libertà di stampa doveva prevalere «su qualsiasi considerazione accessoria intesa a bloccare la pubblicazione delle notizie».

La sentenza fu scritta da un vecchissimo e celebre costituzionalista, il giudice Hugo Black, morto a 85 anni pochi mesi dopo. Black scrive: «Oggi per la prima volta nei 192 anni trascorsi dalla fondazione della repubblica viene chiesto ai tribunali federali di affermare che il Primo emendamento significa che il governo può impedire la pubblicazione di notizie di vitale importanza per il popolo di questo Paese. La stampa (dal punto di vista dei Padri fondatori) deve servire ai governati non ai governanti. Il potere del governo di censurare la stampa è stato abolito perché la stampa rimanesse per sempre libera di censurare il governo».

Oggi anche nel nostro paese la libertà è in pericolo. Ciascuno di noi ha il dovere di difenderla. In attesa che un Hugo Black, se esiste, ricordi a tutti come stanno le cose.

Proibito il tabacco negli spinelli



Dal 1 di luglio in Olanda è entrata in vigore la legge che proibisce il fumo in ristoranti e bar. Ma la questione sorprendente è come sopravviveranno i coffee shops olandesi che pare debbano imporre il divieto di fumare spinelli con tabacco mescolato a marijuana. Le statistiche ci dicono che solamente il 18% dei frequentatori di coffee shops preferisce spinelli puri mentre la stragrande maggioranza fuma un mix con tabacco.

La situazione però sembra preoccupante se si pensa che sarebbero molti i coffee shop in vendita perché i proprietari sono convinti che il business dimuirà drasticamente. L’assurdo è che nella maggior parte delle città europee si fanno controlli per verificare che le persone non stiano fumando marijuana insieme al tabacco mentre ad Amsterdam i controlli saranno per assicurarsi che non ci sia tabacco nella canna! I proprietari di coffee shops hanno ben di che lamentarsi di questa assurdità.

l'incubo di Zanna