venerdì 4 luglio 2008

"Papa Luciani fu assassinato". Mistero svelato?

A pochi giorni dal 28esimo anniversario della strana morte di Giovanni Paolo I, pontefice per un mese, il libro del giovane portoghese Luis Miguel Rocha promette rivelazioni sconcertanti. L'autore: "Ho carte inoppugnabili. I mandanti? Marcinkus, Calvi e Gelli"


Roma - Non era lui il "Papa Buono" ma fu un Papa mite e sorridente. Non era lui il Papa sciatore, ma fu un Papa dallo spirito montanaro, gioviale e semplice. Non fu Roncalli e non fu nemmeno Wojtyla, ma non ne ebbe il tempo. Fu solamente Luciani, pontefice per 32 giorni, un segmento brevissimo nella lunga traiettoria terrena del Vaticano, una linea subito interrotta in modo inopinato, violento e misterioso. Voleva una Chiesa povera e una volta si definì addirittura "un povero Cristo" di fronte ai fedeli. In Curia fece scandalo, qualcuno lo riteneva inadeguato al Soglio di Pietro, qualcun altro lo criticava alle spalle. "Una svista dello Spirito Santo", dissero altri ancora a proposito della sua elezione. Ma intanto Luciani insisteva, vagheggiava un ritorno alle origini, all'essenza evangelica della fede. Appena si insediò rifiutò la tiara e la sedia gestatoria. E poi parlava in modo semplice, chiaro alla gente. Forse era a disagio in una Curia costruita su misura per il suo predecessore, ma coltivava idee nitide così come aveva dimostrato da Patriarca a Venezia. Sapeva cosa fare e cosa cambiare in Vaticano.

Osò dire che la proprietà privata non era "un diritto inalienabile", voleva rimuovere il segretario di Stato Jean Villot e mettere al suo posto Giovanni Benelli, il vero regista della sua elezione. Ritenne poi che un cardinale non poteva stare a capo di una banca. Marcinkus, lo Ior, Calvi. Luciani fu eletto il 26 agosto del 1978 e il 29 settembre fu trovato morto nel suo letto. Embolia? Attacco cardiaco? Il suo medico disse che a 65 anni nulla poteva far pensare a una fine così repentina. E allora? Nessuna autopsia fu autorizzata dal Vaticano, un Papa non si tocca. Mai. Di certo, però, il Vaticano gestì in modo quantomeno maldestro quel tragico evento. E subito emersero parecchie contraddizioni: su chi lo avesse trovato morto per primo, sull'ora presunta del decesso, ma soprattutto su ciò che Luciani tenesse in mano, o sul comodino, la notte in cui morì. Il Vaticano parlò del testo "Imitazione di Cristo", ma pare invece che recasse un diario personale o comunque degli appunti in cui veniva ridisegnato l'organigramma della Curia.

Erano progetti che non andavano bene a qualcuno? E' possibile che quegli appunti fossero la causa della morte di Giovanni Paolo I? "Io credo di no, ma sono certo che Luciani è stato ucciso. Ammazzato per ragioni di soldi e potere. Ne ho le prove documentali non falsificabili". A parlare non è una vecchia volpe del giornalismo investigativo o un vaticanista di comprovata consuetudine curiale. Luis Miguel Rocha è un trentenne portoghese che non conosce granché della vita in Santa Sede, non è un fervente cattolico e non si cura molto della Chiesa d'oggigiorno. Eppure ha scritto "La morte del Papa" (Ed. Cavallo di Ferro, pp. 432, 18,50 euro), un'inchiesta vestita da romanzo che promette rivelazioni deflagranti, da far impallidire David Yallop. A dargli retta, Rocha ha scoperto il segreto della morte di Giovanni Paolo I: "Ho molti documenti, tutti veri. Alcuni sono anche nel libro, altri no, sono troppo pericolosi". Di fronte a un manipolo di cronisti un po' basiti per le sue rivelazioni e un po' interdetti dalla sua laconicità, il giovane scrittore spiega: "Si tratta di carte che ho avuto da una fonte che conosco da 11 anni, con cui ho una grande amicizia. Una persona che mi si è rivelata come detentrice di questi segreti solo nell'aprile del 2005". Giusto all'indomani della morte di Papa Wojtyla, guarda caso. "E' una persona che ha fatto parte del complotto per uccidere Albino Luciani - aggiunge Rocha - Ora queste carte sono nascoste, sono in mano a un giornalista inglese e uno italiano. Io non temo per me perché tanto non mi occuperò più di questa vicenda, temo soltanto per loro. Relativamente alla fonte, beh, adesso ha solo voglia di fare chiarezza". Proprio adesso.

Alla domanda, scontata, sul nome dei presunti assassini, Rocha risponde: "Non posso dire chi furono gli esecutori materiali, ma i mandanti sì: Marcinkus, Calvi e Gelli". Che poi sono più o meno i nomi cui pensa ogni sostenitore della pista dell'omicidio. Rocha parla delle carte che Luciani aveva in mano quella notte, uno dei punti da sempre più controversi: "Teneva il suo diario e tre fogli: il primo conteneva una lista arrivata da Pecorelli di 112 nomi di massoni, alcuni sottolineati con delle note a margine scritte dal Pontefice; il secondo recava le sostituzioni che Luciani voleva fare in Curia e appunti personali; sull'ultimo, che stava lì un po' per caso, c'era il Terzo Segreto di Fatima che Suor Lucia aveva comunicato al Papa nell'incontro del '77 a Coimbra". La lista di Pecorelli era parzialmente diversa da quella poi pubblicata dal fondatore di Op. Rocha quindi precisa che "alcune persone interne al complotto contro Luciani, furono poi coinvolte anche nell'attentato dell'81 a Wojtyla. Solo alcune". Infine annuncia che il suo prossimo libro, in uscita nel 2008, riguarderà proprio l'agguato a Giovanni Paolo II. E lascia intendere che sarà un'altra bomba. Vedremo.

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