venerdì 4 aprile 2008

BLACKWATER



Baghdad,

"Un'operazione criminale condotta da una compagnia di sicurezza straniera". Il premier iracheno Nouri al Maliki non va per il sottile per descrivere la sparatoria provocata a Baghdad da agenti della Blackwater, che hanno ucciso otto civili iracheni e ne hanno feriti altri 13. E il ministero degli Interni ritira alla compagnia di sicurezza statunitense l'autorizzazione ad operare nel paese.

"Abbiamo cancellato la licenza della Blackwater e vietato loro di lavorare in tutto il territorio iracheno e trasferiremo ora il caso alla nostra magistratura" ha dichiarato il portavoce del ministero degli Interni, Abdul Karim Khalaf. L'accusa del governo iracheno alla ditta di contractor, una delle più note e altre volte accusata di aver fatto ricorso all'uso eccessivo della forza, è di aver aperto il fuoco sui passanti ieri sera dopo un attacco ad un convoglio del Dipartimento di Stato in quartiere sunnita di Baghdad. Nessun dipendente del dipartimento è rimasto ferito nell'attacco con colpi di arma da fuoco che hanno danneggiato uno dei veicoli del convoglio, fanno sapere dall'ambasciata Usa a Baghdad. L'ufficio sicurezza del Dipartimento di Stato ha avviato un'inchiesta sull'incidente.

Non è chiaro se il ritiro della licenza alla Blackwater sia permanente o temporaneo: certo, per al Maliki l'incidente è una vera manna dal cielo. La mossa del governo iracheno, perennemente sull'orlo di una crisi irreparabile, raccoglie il consenso della popolazione, considerata la vasta ostilità degli iracheni per questi "soldati privati" amerciani, e per al Maliki è anche una risposta alle aspre critiche piovutegli adosso negli ultimi mesi da Washington e dintorni.

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